venerdì 28 agosto 2015

ERAVAMO QUATTRO AMICI AL.......L'ORDINE DEI MEDICI. Editoriale pubblicato sul Bollettino dell'Ordine dei Medici-Chirurughi e Odontoiatri della Provincia di Perugia n 2/2015

Eravamo  quattro amici al.......l'Ordine dei Medici

Di solito le riunioni del  comitato di redazione, piuttosto rare, di questo bollettino procedono in modo tranquillo e pacato, ma quest'ultima volta non è stato così.. Il dottor Giuseppe Quintaliani, ha portato alla nostra osservazione un articolo del BMJ che riportava un racconto del dottor John Dean, un cardiologo inglese,dal titolo:" L'attività medica privata è immorale e i medici dovrebbero rinunciarvi".
In pratica, il collega d'oltre Manica esordisce cosi:" Prova a chiedere a un fumatore: l’ultima persona con cui vorrebbe stare mentre si sta accendendo una sigaretta è una che ha appena smesso di fumare. Ecco, io sento un disagio analogo con i miei colleghi da quando ho lasciato l’attività privata».
Prosegue dicendo che ad un certo momento della sua vita professionale, pur non essendo amante della vita lussuosa ed agiata, aveva accettato di affiancare alla sua attività nell'ospedale pubblico anche quella privata. Dover crescere i figli, dover ristrutturare la casa gli erano sembrati degli ottimi motivi per questa scelta, ma con il passare del tempo:" Mi sono reso conto, in coscienza, che non potevo continuare. Non importa quanto siano alti i tuoi standard morali e etici: non puoi sfuggire al fatto che sei coinvolto in un business dove la condotta di alcuni  - che è al limite del criminale - è finalizzata a predare i bisognosi». il dottor Dean sottolinea il concetto che alla fine si verifica la condizione per cui i soldi contano più della salute dei pazienti ed incidono anche sulla qualità delle prestazioni offerte dal SSN in quanto
«non si può essere in due posti contemporaneamente, perciò il tempo speso nel privato priva il servizio sanitario di una valida risorsa».». Ma soprattutto perché svolgere l’attività privata cambia, per un medico, il modo in cui pratica la medicina. E lo fa in peggio. Un esempio? 
«È difficile convincere un paziente privato a non ricorrere a esami e trattamenti non necessari anche se lo fai con i pazienti del servizio sanitario. Perciò, per evitare lo stress di questa dissonanza cognitiva, devi adottare lo stesso sistema in entrambe le parti della tua attività». In questo modo le prestazioni inappropriate vengono incentivate non solo nel privato, ma anche nel pubblico. Inoltre «l’attività privata crea un perverso incentivo ad aumentare le liste d’attesa nel pubblico: dopo tutto, maggiori sono le liste d’attesa più cresce l’attività privata».
Il nostro Quintaliani ha concluso il suo discorso affermando di essere fortemente in linea con queste considerazioni e, proprio per questo, a suo tempo ha fatto la scelta del tempo pieno e di rinunciare a qualsiasi tipo di attività privata.
Come era logico aspettarsi, la reazione dei colleghi liberi professionisti è stata immediata......si può avere un comportamento perfettamente etico anche da medici che lavorano esclusivamente nel privato, come noi odontoiatri....qualche perplessità ci potrebbe essere in chi come il cardiologo inglese opera contemporaneamente  nel privato e nel pubblico...no, assolutamente tutto dipende dalla persona e dalla moralità del collega.....
Ovviamente non siamo arrivati ad una conclusione, anzi, il giorno dopo c'è stato anche una coda della discussione attraverso scambio di posta elettronica. Io pure non ho risposte da dare. Mi congedo da Voi augurando a tutti delle buone vacanze, con la speranza che questo editoriale possa suscitare qualche ulteriore dibattito e riflessione in merito e che ci sia un seguito con lettere o email.







martedì 25 agosto 2015

CONFLITTO E CONCERTAZIONE NELLA RELAZIONE FRA MEDICO DI MEDICINA GENERALE E PAZIENTE . Relazione tenuta a Monteluco di Spoleto il 24 agosto 2015 in occasione della IV Vacanza Studio AIEMS ." Approcci sistemici alla risoluzione del conflitto nelle relazioni umane"


Medico di medicina generale, medico di famiglia, medico di base, medico generico.....di solito, quando un qualcosa o un qualcuno può essere appellato in tanti modi vuol dire che non è né carne  né pesce. Vuol dire che manca di una specificità, può essere inteso e interpretato in tanti modi.
Ovviamente, se l'attributo principale è generale, non possiamo aspettarci qualcosa di diverso, se è generale, non può essere specifico o particolare.....ma giuochi di parole e paradossi a parte, essere medico di medicina generale significa essere medici in una modalità particolare, senz'altro diversa dal medico che lavora in ospedale o da qualsiasi altro specialista.
Se chiediamo a chicchessia chi è e che fa un cardiologo o un urologo abbiamo più o meno  delle risposte simili, tutte centrate  sull'organo del corpo umano  di competenza e sulla disciplina che ne deriva, ma se chiediamo a dieci persone chi sia e che faccia un medico di famiglia avremo dieci risposte diverse. Perché questo?
Perché la mia è una disciplina, se la vogliamo chiamare ancora così, che origina per una parte da un paradigma scientifico codificato, ma per gran parte anche  da una conoscenza e da un sapere difficilmente codificabile in maniera univoca in quanto poggia sulla " relazione". Appare pertanto scontato che ogni risposta che avremo rifletterà il tipo di relazione, o meglio, come sarà stata vissuta la relazione con il proprio medico di famiglia.
Non mi piace di solito cercare di "ingabbiare" la relazione medico-paziente, il rapporto che si instaura tra curante e curato in degli stereotipi comportamentali che si ripetono in modo quasi fisso ed ossessivo....sappiamo tutti troppo bene come ogni incontro, ogni consultazione rappresenti un fenomeno irripetibile che si dà una volta sola, ma per comodità esplicativa ricorrerò ad alcune esemplificazioni di massima che troviamo in letteratura. ( Tab.1)

                                MODELLI DI RELAZIONE MEDICO-PAZIENTE ( Tab.1)   ( Emanuel 1992)

MODELLI
PAZIENTE
MEDICO
modello paternalistico


ha opinioni e valori sulla salute analoghi a quelli proposti dal medico. Accetta o non accetta tutto quello che gli viene proposto
E' un controllore che viglia sulla salute del paziente stabilendo il suo percorso motivandolo o meno
modello informativo



ha i suoi valori sulla salute e sulla malattia fissi e consapevoli , sceglie e controlla le cure proposte dal medico
E' un tecnico competente che informa adeguatamente sulle possibili scelte.
modello interpretativo



E' conflittuale sui propri valori di salute, si aspetta spiegazioni e chiarimenti. Il pz deve acquisire autoconsapevolezza, altrimenti non segue il percorso indicato
Interpreta i valori di salute in cui crede il pz, porta alla luce conflitti e stimola la presa di coscienza. E' consigliere e consulente ( counselor)
modello deliberativo
E’ aperto allo sviluppo ed alla revisione delle proprie credenze sulla salute e malattia
Amico e maestro, informa il paziente e discute con lui le scelte, ne indica i pro e i contro, precisa la propria posizione senza imporla, ma sostenendola: accetta le decisioni del paziente


Mi piace pensare come  questi modelli proposti non siano dei copioni  precedentemente scritti ed individuati in maniera fissa, ma che  siano  delle recite a soggetto che scaturiscono in maniera spontanea dall'incrociarci delle dinamiche e dal relazionarsi dei nostri attori tenendo conto poi di tutte la variabili che di solito intervengono.

                                              






                                           




                                               CONFIGURAZIONI RELAZIONALI
                                                  LE TRE AREE D'INCONTRO
                                                          MEDICO-PAZIENTE