A PROPOSITO DI TERREMOTO
Premessa
Queste riflessioni devono essere contestualizzate in un'ottica di chi per fortuna, nonostante i vari terremoti vissuti, non ha mai subito un danno nè diretto nè indiretto. A chi è stato toccato in maniera tragica da questa esperianza, pertanto, potranno sembrare considerazioni superficiali e salottiere: a loro va tutto il mio rispetto, solidarietà e comprensione, a loro spettano ben altre storie e valutazioni. Inimmaginabile dovrebbe essere il vissuto di chi ha trascorso ore sotto le macerie in preda a dolori di ogni tipo aspettando la morte o la salvezza. Il solo pensare, poi, a chi in pochi secondi ha perso tutto: casa, moglie, figli od altri parenti lascia attoniti e senza parole. Rispetto a queste storie tutto quanto impallidisce e forse potrebbe dare anche fastidio, ma senza dubbio moltissimi, altrettanto fortunati come me, si potranno riconoscere in queste poche righe.
Premessa
Queste riflessioni devono essere contestualizzate in un'ottica di chi per fortuna, nonostante i vari terremoti vissuti, non ha mai subito un danno nè diretto nè indiretto. A chi è stato toccato in maniera tragica da questa esperianza, pertanto, potranno sembrare considerazioni superficiali e salottiere: a loro va tutto il mio rispetto, solidarietà e comprensione, a loro spettano ben altre storie e valutazioni. Inimmaginabile dovrebbe essere il vissuto di chi ha trascorso ore sotto le macerie in preda a dolori di ogni tipo aspettando la morte o la salvezza. Il solo pensare, poi, a chi in pochi secondi ha perso tutto: casa, moglie, figli od altri parenti lascia attoniti e senza parole. Rispetto a queste storie tutto quanto impallidisce e forse potrebbe dare anche fastidio, ma senza dubbio moltissimi, altrettanto fortunati come me, si potranno riconoscere in queste poche righe.
Mercoledì 24 agosto alle 3,36
sono stato svegliato dai movimenti del letto, dallo scricchiolio diffuso a tutta
la casa e dal caratteristico boato sordo a mo' di rullio che accompagna il
terremoto. Ho capito subito di che cosa si trattava: una vecchia
conoscenza.......tutti i perugini come me, nati agli inizi degli anni '50 hanno
oramai familiarizzato con questa "presenza". Anche mia moglie si è
svegliata e anche lei è rimasta calma e silenziosa. Mia figlia invece si è
precipitata nella nostra camera agitata, spaventata....... mentre con le parole
cercavamo di calmarla, mi sono tornate alla mente vecchie immagini, vecchi
ricordi.
Una scossa quando ancora abitavo in Porta
Sant'Angelo durante la cena, con mia madre che si mise a pregare. Un'altra
volta, nel pieno della notte, nel condominio di via Leonardo da Vinci, una
forte scossa: molte famiglie si precipitarono giù per le scale e rimasero fuori
nel cortile, andai nella camera dei miei genitori per chiedere il da farsi e
mio padre girandosi dall'altra parte mi disse di tornare a dormire, "ma i
vicini!" Chiesi io "Evidentemente domani mattina non avranno niente
da fare" fu la sua risposta. Da più grande mi ricordo benissimo del
terremoto della Val Nerina, di Monte Urbino con tutto il comprensorio eugubino,
quello grosso del 1997 dell'Umbria e delle Marche, quello di Massa Martana, dell'Aquila,
di Spina e San Biagio della Valle e tante altre scosse singole che non sono
entrate nella storia collettiva....E si! Io e il terremoto siamo cresciuti
insieme. Quanti respiri trattenuti, quanti colpi al cuore, quante volte la
paura paralizzante! Ma alla fine mai una volta che io sia fuggito di corsa da
casa. Poi tanti racconti:" L'hai sentito? Hai sentito che scossa? Che briscola! Che sgrullata! Che trezzicata! Ogni volta il tutto si
ripete in modo quasi rituale: per diversi giorni come s’incontra qualcuno che conosci,
tu ripeti la tua e lui la sua storia. Da giovane non me ne rendevo conto quale
funzione assolvesse questo comunicarsi e scambiarsi la propria storia
dell'evento, anzi non pensavo proprio che avesse una funzione.....
semplicemente accadeva. Adesso, che ho più anni di esperienza di vita e di
professione me ne rendo invece perfettamente conto e ne sono sempre più
consapevole. E' come quando entra in ambulatorio un paziente e gli faccio
"narrare" i suoi sintomi, i suoi problemi e lo faccio parlare dei
suoi vissuti: da tempo ho capito che il raccontare è una esigenza, una
necessità.
Diceva Karen Blixen:" Tutti
i dolori sono sopportabili se li si fa entrare in una storia, o se si può
raccontare una storia su di essi" Ed è proprio così, attraverso la mia
narrazione riesco in maniera viva e concreta a rielaborare la mia esperienza e
a condividerla, a darle un senso ed un valore e tutto questo attenua la mia
ansia e lenisce il mio dolore. Ritorno indietro nel passato con la memoria e mi
vedo come la paura e l'ansia del terremoto quasi sparissero parlandone con mia madre, con mio padre, poi
con mia moglie....dopo con amici e conoscenti. Il percepire che le mie
inquietudini, le mie angosce erano state le stesse di chi in quel momento
condivideva con me la stessa esperienza del sisma mi confortava, non mi faceva
sentire più solo, mi faceva dimenticare, magari, tutto il resto della notte trascorso
con il fiato sospeso a domandarmi se ci fossero stati danni, coinvolgimento di
parenti, se ci fossero stati feriti o morti e dove?
Adesso tutta questa attesa del
giorno dopo non esiste più, almeno per chi da un semplice telefonino o un tablet riesce a connettersi a qualche social come ho fatto anche io quasi subito. E' stato facile per me allungare una mano sopra il comodino e
prendere il mio cellulare che tengo sotto carica per poi poterlo usare al
meglio di giorno. Mi è bastato accenderlo, toccare l'icona con la effe bianca
su campo celeste e voilà è cominciato il contatto con tanto mondo ed umanità. Il primo post che appare è
di un collega ospedaliero, evidentemente di guardia, che annuncia il passaggio
del terremoto, forte, ma senza danni per l'ospedale di Perugia. Poi una mia
amica di un piccolo comune vicino scrive se l'abbiamo sentito, di seguito è
tutto un susseguirsi di esclamazioni di paura e di sgomento di tanti amici spesso anche in vernacolo. Appare il post di mio figlio,
che vive a pochi chilometri di distanza, che cita un lancio di agenzia che ci
informa sul grado e sull'epicentro del sisma che è in provincia di Rieti: ho
pertanto realizzato che non siamo coinvolti in maniera diretta e che un figlio
sta bene, anzi, gli mando un messaggio al quale risponde immediatamente con una
telefonata in cui mi racconta in maniera dettagliata tutta la cronaca del
"suo terremoto". Vivendo da solo, forse, la voglia di scaricare verbalmente
tutto il suo vissuto era incontenibile. Nel frattempo le spie luminose
che indicano se l'amico è on line si
accendono numerose, come se fosse mezzogiorno e vedo anche quella di mia
sorella: invio messaggio e mi chiama, a sua volta mi racconta la sua storia e
la sua paura e che ha già telefonato a nostro padre. E' tranquillo, ha detto la
badante, e già sta guardando il televisore per l'edizione straordinaria sul
sisma....insomma oramai ho saputo quasi tutto. Il figlio che sta a Firenze?
Senz'altro non avrà avvertito niente e starà dormendo beato e a questo punto posso
anche rilassarmi, ma lascio il telefono acceso, chissà se dovrò essere utile a
qualcuno?
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