Eravamo
quattro amici al.......l'Ordine dei Medici
Di solito le riunioni del comitato di redazione, piuttosto rare, di
questo bollettino procedono in modo tranquillo e pacato, ma quest'ultima volta
non è stato così.. Il dottor Giuseppe Quintaliani, ha portato alla nostra
osservazione un articolo del BMJ che riportava un racconto del dottor John
Dean, un cardiologo inglese,dal titolo:" L'attività medica privata è
immorale e i medici dovrebbero rinunciarvi".
In pratica, il collega d'oltre Manica esordisce cosi:"
Prova a chiedere a un fumatore: l’ultima persona con cui vorrebbe stare mentre
si sta accendendo una sigaretta è una che ha appena smesso di fumare. Ecco, io
sento un disagio analogo con i miei colleghi da quando ho lasciato l’attività
privata».
Prosegue dicendo
che ad un certo momento della sua vita professionale, pur non essendo amante
della vita lussuosa ed agiata, aveva accettato di affiancare alla sua attività
nell'ospedale pubblico anche quella privata. Dover crescere i figli, dover
ristrutturare la casa gli erano sembrati degli ottimi motivi per questa scelta,
ma con il passare del tempo:" Mi
sono reso conto, in coscienza, che non potevo continuare. Non importa quanto
siano alti i tuoi standard morali e etici: non puoi sfuggire al fatto che sei
coinvolto in un business dove la condotta di alcuni - che è al limite del
criminale - è finalizzata a predare i bisognosi». il dottor Dean
sottolinea il concetto che alla fine si verifica la condizione per cui i soldi
contano più della salute dei pazienti ed incidono anche sulla qualità delle
prestazioni offerte dal SSN in quanto
«non si può essere in due posti
contemporaneamente, perciò il tempo speso nel privato priva il servizio
sanitario di una valida risorsa».». Ma soprattutto perché svolgere l’attività
privata cambia, per un medico, il modo in cui pratica la medicina. E lo fa in
peggio. Un esempio?
«È difficile convincere un paziente privato a
non ricorrere a esami e trattamenti non necessari anche se lo fai con i pazienti del servizio sanitario.
Perciò, per evitare lo stress di questa dissonanza cognitiva, devi adottare lo stesso sistema
in entrambe le parti della tua attività». In questo modo le prestazioni
inappropriate vengono incentivate non solo nel privato, ma anche nel pubblico.
Inoltre «l’attività privata crea un
perverso incentivo ad aumentare le liste d’attesa nel pubblico: dopo tutto,
maggiori sono le liste d’attesa più cresce l’attività privata».
Il nostro
Quintaliani ha concluso il suo discorso affermando di essere fortemente in
linea con queste considerazioni e, proprio per questo, a suo tempo ha fatto la
scelta del tempo pieno e di rinunciare a qualsiasi tipo di attività privata.
Come era logico
aspettarsi, la reazione dei colleghi liberi professionisti è stata
immediata......si può avere un comportamento perfettamente etico anche da
medici che lavorano esclusivamente nel privato, come noi
odontoiatri....qualche perplessità ci potrebbe essere in chi come il
cardiologo inglese opera contemporaneamente
nel privato e nel pubblico...no, assolutamente tutto dipende dalla
persona e dalla moralità del collega.....
Ovviamente non
siamo arrivati ad una conclusione, anzi, il giorno dopo c'è stato anche una
coda della discussione attraverso scambio di posta elettronica. Io pure non ho
risposte da dare. Mi congedo da Voi augurando a tutti delle buone vacanze, con
la speranza che questo editoriale possa suscitare qualche ulteriore dibattito e
riflessione in merito e che ci sia un seguito con lettere o email.
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