STORIE DI VITA II
Qualcuno forse ricorderà che
in numero precedente del bollettino pubblicai un editoriale dal titolo a lezioni
di vita. Questo che segue è un'altra narrazione sulla scia di quella: storie di
donne. Ho preferito sostituire il termine lezione con quello di storia in quanto l'obiettivo non è
quello di impartire regole o dettami, ma semplicemente di raccontare delle esperienza
di vita che ogni medico vive nel proprio
ambulatorio, se poi qualcuno ne ricava qualche insegnamento...meglio così!
Dalla porta chiusa cominciano
a filtrare dei suoni, anzi, delle voci, meglio, una voce che immagino capace di
polarizzare tutta l'attenzione della sala d'aspetto del mio ambulatorio. Sento
qualcuna che parla ad alta voce, ma non riesco a capire quello che dice. Ogni
tanto un coro di risate che copre tutto, poi la voce riprende. Ho già capito
chi può essere: non appena la porta si
apre, infatti, e il paziente che stavo prima visitando esce, me la trovo davanti,
quasi statuaria, con i suoi onnipresenti Rayband da aviatore portati anche
nelle giornate più buie, con le mani che abbracciano i propri fianchi come
nelle foto di Mussolini e con quell'espressione ironica che l'accompagna
sempre, anche in momenti in cui forse c'è poco da essere allegri.
Antonina ha 94 anni portati con grinta ed orgoglio, è
vedova da più di due decenni. Alta come un soldino di cacio, ma dalla
corporatura tozza e robusta. Ha anche patito un intervento di gastrectomia
totale per un tumore maligno, che, come dice anche lei, nulla ha potuto contro
la sua "tigna", ostinazione per i non perugini.
E' stata anni senza che si
facesse mai vedere ma la sua assenza era
controbilanciata dalle ossessive visite di suo marito che, invece, non
poteva fare a meno di sedersi davanti a me quasi una volta alla settimana.
Quest'ultimo era quello che
il gentil sesso definirebbe un bell'uomo. Anche se l'ho conosciuto oramai
settantenne, me lo ricordo, però, entrare nel mio studio sempre in giacca e
foulard al collo, con in mano il cappello alla borsalino d'inverno o
un'elegante paglietta d'estate. Le "voci" del quartiere lo davano
come un grande conquistatore di femmine, ovviamente nel passato, e che quella
santa donna di sua moglie era stata costretta ad "ingoiare rospi" e a
chiudere tutti e due gli occhi spesso e volentieri.
Era il classico esempio di
uomo che dal nulla aveva creato una posizione sociale di tutto rispetto:
un'azienda di commercio all'ingrosso, un grande deposito di merci, una decina
di dipendenti, un parco di autovetture....."sono partito alla fine degli
anni '50 con la mia cinquecento giardinetta e con il garage che fungeva anche da magazzino...". Non gli si
poteva certo dar torto, peccato, però, che tutta la sua baldanza si annullava ogni qual volta si sedeva davanti alla mia
scrivania. Era infatti un susseguirsi di sintomi a raffica, frutto più
dell'ansia che di patologia organica vera e proprio, una continua richiesta di
analisi ed accertamenti che molto spesso mettevano a dura prova la mia capacità
di sopportazione, ma, come spesso accade, dopo anni passati ad invocare sintomi e malattie immaginarie,
ecco che arrivò una leucemia mieloide acuta che lo ha fulminato in pochissimi
mesi.
E' a questo punto compare sulla scena lei, sin ad allora quasi
sconosciuta. All'inizio sembrava che avesse raccolto l'eredità del marito non
solo patrimoniale, ma anche nelle abitudini "patologiche".....un
giorno il mal di testa, un altro giorno la lingua che brucia, un altro giorno
ancora la testa vuota e così via: viene passata in rassegna la maggior parte
della sintomatologia che quotidianamente affolla i nostri ambulatori.
Tra un profilo biochimico,
una radiografia ed una terapia farmacologica passano i mesi e qualche anno. Con
frequenza quasi mensile viene a studio e, mentre aspetta il suo turno,
intrattiene tutta la platea della sala d'aspetto con le sue battute e le sue
considerazioni tutte incentrate sui limiti e sull'inutilità della scienza
medica. Cita continuamente fatti e persone di sua conoscenza che hanno subito
errori, ritardi nella diagnosi o nella cura, ma in modo ironico, senza astio o
tensione nervosa.
Il suo cavallo di battaglia,
però, è l'aneddotica a contenuto "erotico" nel rapporto medico uomo e
paziente donna. Inizia con delle affermazioni generiche, definiamole di costume,
per arrivare poi a citare nomi di colleghi, suoi coetanei, oramai defunti o in
pensione da diversi anni inserendoli in situazione da "barzelletta"
come se fosse niente, senza rendersi minimamente conto di poter rischiare una
querela per calunnia o diffamazione. Anche su di me, mi raccontano poi i miei
pazienti che assistono alle sue esternazioni, non lesina battute ambigue o
maliziose allorché qualche giovane paziente
femmina stia in visita dentro il mio studio.
Di solito, difficilmente
lascio correre, ma con lei preferisco sempre limitarmi a qualche generica
modalità di contenimento perché, per come l'ho inquadrata, se mi permettessi di
rispondere in modo pungente avrei una reazione di ritorno che forse mi
costringerebbe a scendere a dei livelli non consoni per un medico.
Cinque o sei anni fa, però,
al ritorno dal suo lungo soggiorno estivo nella residenza di campagna, mi
chiama a domicilio perché " le gambe non la reggono", è sempre stanca
e non ha più nemmeno la voglia di parlare male dei medici. Arrivo al suo
capezzale e subito mi colpisce il suo pallore cutaneo e il suo aspetto dimesso
e il suo dimagramento. Raccolgo l'esame obiettivo e contestualmente richiedo
degli esami ematochimici di cui prendo visione qualche giorno dopo sempre a
domicilio della stessa. " Cara Antonina, abbiamo un'emoglobina di 5,2,
bisogna ricoverarsi in ospedale e abbastanza in fretta!" Come c'era da
aspettarsi, la mia proposta viene immediatamente respinta:" Mi lasci
stare, dottore, oramai sono vecchia, mi lasci morire in pace sul mio
letto!". Mentre proseguo nella mia opera di convinzione, il mio sguardo cade
sul ripiano del comò di noce massello della camera da letto che è tutto
"imbandito" dalle foto del suo povero marito ritratto nello splendore
della sua giovane età matura. " Dia retta Antonina, lo faccia se non altro
per rispetto della memoria del suo sposo.....pare che la stia guardando!"
Dopo una breve pausa di silenzio condito dal suo sguardo a metà strada fra
l'ironico ed il compassionevole:" Caro dottore, ha voglia di prendermi in
giro! Adesso lo vede lì tutto tirato a lucido, con l'espressione e l'atteggiamento di un attore del cinema, ma
sapesse che tipino che era! Ha creato un'azienda dal nulla, è vero, ma se non
ci fossi stata io al suo fianco, l'azienda sarebbe andata a rotoli da un bel
pezzo e ai nostri figli non sarebbe rimasto niente.
Le non sa, quanto le donne
siano terribili e come possano decidere la fortuna o la sfortuna di voi poveri
uomini! Quando vengo in ambulatorio e
comincio a fare le battute sul lavoro dei dottori e sulle loro
"avventure", so benissimo che sono le pazienti che giuocano con voi
come il gatto con il topo e voi siete solo delle vittime...
Lei deve sapere dottore che
ho sempre capito che mio marito, veramente un bell'uomo, non poteva
accontentarsi solo di me che sono sempre stata abbastanza brutta. Quando poi è
arrivato il vero benessere economico e
tante donne hanno cominciato a girargli intorno, mi sono detta Antonina....
nervi saldi, pazienza ma determinazione. Ho sempre controllato i suoi movimenti, ho sempre fatto finta di non vedere gli occhi
dolci che impiegate, clientela femminile, vicine di casa continuamente gli
facevano. Ho tollerato sempre le sue scappatelle facendo del tutto che
rimanessero tali, ma intervenivo con fermezza quando capivo che stava nascendo
qualcosa di più serio. Sapesse quanti magoni ho dovuto mandare giù, ma lo
facevo, che dovevo fare? Qualche volta mi era anche venuta l'idea di fare
fagotto e andare via. Una volta sono stata anche tentata, Dio mi perdoni, di
tagliargli la gola mentre dormiva, ma poi? Che avrei ottenuto? Solo miseria e
rovina. Appena i figlioli sono cresciuti li ho fatti subito inserire
nell'azienda: chi nella contabilità e chi nel rapporto con i clienti e quel
punto il giuoco era fatto. Poi è arrivata la vecchiaia, i bollori si sono
spenti e io ho cominciato a stare più tranquilla, anzi era lui che mi cercava
continuamente affinché lo rassicurassi e lo consolassi per le sue malattie e
poi è mancato e così anche io ho potuto pensare ai miei acciacchi, prima non ne
avevo il tempo.
Adesso, dottorino, che ha
saputo tutto mi lasci in pace, stia attento a quando una femmina viene a farsi
visitare da lei e voglia bene a sua moglie!".
Ho riempito il foglio con la
richiesta di ricovero, ho detto che avrei telefonato ai figli che l'avrebbero
condotta in ospedale. Sono uscito pensando alla sua storia, forse una storia
come tante per quei tempi, oggi probabilmente improponibile.
Per informazione Antonina si
è ricoverata, è stata sottoposta ad intervento di gastrectomia totale per un
tumore maligno dell'antro gastrico che l'aveva anemizzata, sono trascorsi più
di sei anni ed è tuttora viva e vegeta e viene ancora, se pure a braccetto con
la badante, a dare spettacolo nel mio ambulatorio.
medicina narrativa con l' influsso di epistemologia della comlessità ( v: e.morin, g. bachelard (francesi che preferisco)
RispondiEliminaCaro Tiziano essendo un'eterna rimantuca, mi sono scese le lacrime. Bellissima storia raccontata con la sua colorata delicatezza. Grazie infinite.
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