mercoledì 19 giugno 2013

CAMBIO DELLA GUARDIA ALLA DIREZIONE DEL BOLLETTINO: Editoriale del Bollettino dell'Ordine dei Medici della Provincia di Perugia N1/2009


E’ sempre molto facile, da parte del nuovo responsabile di turno di un qualsiasi periodico o giornale, scivolare nelle solite frasi ricche di retorica e di circostanza. D’altronde è sempre molto difficile poter entrare subito nel vivo dei problemi, senza avere cercato di dare un minimo di presentazione e un minimo di informazione su quello che si intende dire e fare.
Non nascondo di aver avuto un attimo di disagio non appena la mia disponibilità a rivestire questo ruolo è stata accettata dal Consiglio dell’ordine: essere uno dei principali portavoce della vita del nostro ordine professionale è senza dubbio un
onore, ma comporta una responsabilità non lieve, comporta da parte mia anche il dover compiere un’operazione mentale non semplice. Sino ad ora, infatti, tutta la mia esperienza “istituzionale” è stata circoscritta essenzialmente dentro i con- fini della mia categoria di medico di famiglia, vuoi secondo un’ottica sindacale o di società scientifica, mi è indispensabile pertanto dover acquisire una sensibi- lità diversa, molto più ampia, che sia in grado di farmi ascoltare e che mi per- metta poi di parlare a nome di tutta la professione.
Sono convinto, insieme a tutto il comitato di redazione, che l’obiettivo primario di questo bollettino non è quello dell’informazione e dell’aggiornamento scientifico: riviste ben più prestigiose sono stampate per questo scopo. Nemmeno quello di poter diventare una specie di notiziario in tempo reale sui fatti e gli accadimenti della nostra cronaca sanitaria locale è un obiettivo perseguibile: non potrebbe reggere al confronto con newsletter telematiche, siti web e quant’altro viaggia alla velocità della rete, anzi, l’eventualità di questa via di comunicazione è al vaglio da parte nostra e presto ne daremo notizia.
E allora? Quale lo scopo, quali le finalità di questo bollettino oltre ad essere la voce istituzionale del consiglio dell’ordine? “ L’Ordine dei Medici deve essere sentito come la casa di tutti i medici”: è questa un’affermazione che ho sentito ripetere in molte occasioni e oramai da molto tempo, e poiché ricorre con frequenza costante c’è da scommettere che questa condizione non si è realizzata mai. Perché?... non ci penso assolutamente di affrontare in questa mia breve un argomento così pregnante: i motivi sono e possono essere tanti, uno fra tutti forse quello che si legge sul rapporto osservasalute 2008 presentato il 3 marzo u.s. al Policlinico gemelli di Roma in cui si asserisce che solo il 56,2% dei medici iscritti all’albo professionale fa davvero il medico, gli altri sono impiegati nel settore farmaceutico o biotecnologico. Chi l’avrebbe mai sospettato! E’ senza dubbio questo essere una categoria davvero molto eterogenea: per età, per disciplina, per contratto e quant’altro che spesso determina l’incomprensione fra noi medici. E’ questa non conoscenza reciproca, la sensazione che il mio interesse di medico di famiglia vada in collisione con quello del collega ospedaliero o con quello del collega di sanità pubblica che determina in- sofferenza se non rivalità.
Se pertanto la conoscenza dell’altro è la strada per il superamento della diffiden- za per arrivare ad un “idem sentire” è auspicabile che questo bollettino diventi uno strumento per farci conoscere meglio.
Ecco pertanto che abbiamo l’intenzione di ospitare articoli di opinione che rispecchino la propria realtà , ovviamente non personale, di quello che un medico vive magari all’interno di un grande ospedale o in una valle del nostro Appennino. E’ con questo spirito che vi rivolgiamo l’invito ad inviarci tutto quello che possa essere utile allo scopo e sempre con questo spirito che molti di voi saranno intervistati relativamente a problemi o iniziative che possano interessare molti.
Di solito la circostanza vuole che al termine della presentazione di un program- ma o di una attività si faccia una promessa: la promessa di rispettare gli intenti dichiarati, di realizzare gli obiettivi prefissati, io non mi sento fare promesse se non quella di trovare il tempo ed il modo per ascoltarvi, d’altronde la mia formazione psicoterapica mi ha allenato a questo.
Voglio concludere ringraziando il prof. Mario Timio che mi ha preceduto nella
direzione di questo bollettino, sperando di poter eguagliare la sua competenza.

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