Mi trovo in difficoltà nell’affrontare tale argomento: il
rischio di essere troppo partigiano e perdere di obiettività è grande, ma non
posso farne a meno. Per chi ancora non ne fosse a conoscenza, sono in tanti, la Giunta Regionale
dell’Umbria in data 26 gennaio u.s. con delibera n.69 ha modificato la DGR
563/2001 , integrandola con un DECALOGO PER LA SEMPLIFICAZIONE DEI PERCORSI
ASSISTENZIALI. Come ha detto bene il nostro Presidente nel n.1/2009 di questo
bollettino, si tratta di un insieme di norme e raccomandazioni cui i medici
dipendenti, medici specialisti convenzionati, medici di medicina generale e
pediatri di libera scelta sono tenuti ad osservare per offrire da un lato un
servizio migliore ai cittadini e dall’altro per instaurare un più corretto
rapporto tra le varie categorie di sanitari.
Il testo di tale decalogo è stato scritto in maniera chiara,
inequivocabile con uno stile molto diverso rispetto a quello tipico e spesso di
difficile lettura delle leggi e leggine. Sempre con il testo di tale decalogo
poi, nello stesso bollettino, è stato
realizzato nelle pagine centrali un inserto staccabile per poter essere affisso negli studi e così
via. Tutto risolto? Macché! Siamo sempre alle solite.
M.G. paziente di 51 anni madre di 4 figli con carcinoma
metastatico della mammella si richiedono con “scrocettamenti” vari: n. 3
impegnative di visita oncologica controllo, n.3 impegnative di infusione di
chemioterapici, n. 3 impegnative con emocromo e formula, i risultati dei seguenti
esami da presentare in data ….. e la
volta successiva in data….(profilo
biochimico ed ematologico e markers tumorali vari).
F.G. maschio di 83 anni porta in visione l’ECG effettuato la
mattina stessa presso il poliambulatorio ASL
su cui è scritto in maniera quasi illeggibile di effettuare un’ ECO
cardiaca e a voce gli è stato detto di portare subito l’impegnativa fatta da me
perché lui stesso lo avrebbe eseguito il giorno successivo.
M.A. maschio di 87 anni arriva in studio alle ore 10
lamentando dispnea e sensazione di cardiopalmo: faccio diagnosi di sospetta
fibrillazione atriale ad alta frequenza e lo invio all’ospedale con richiesta
urgente di ECG e v.cardiologica. Mi telefona alle 13,50 dicendo che il
cardiologo aveva confermato la diagnosi
, ma si era raccomandato di iniziare alle ore 16 terapia con eparina a b.p.m.
di cui io dovevo fare la ricetta e che, alla sua replica che il mio ambulatorio
riapriva alle 17, gli era stato risposto di richiedere il mio intervento in
maniera urgente come avevo fatto io nei suoi confronti.
Potrei proseguire all’infinito nell’elenco di episodi
analoghi anche questi accaduti dopo il
26 gennaio, ma la mia intenzione non è quella di far polemica, ma quella di
poter condividere alcune considerazioni.
Prima riflessione: io appartengo alla vecchia generazione,
quella cui i “Baroni” hanno insegnato
che davanti al malato non deve trapelare nulla di quelle che potremmo definire,
con eufemismo, criticità di rapporto fra colleghi. Ci hanno insegnato ad
affrontare con impassibilità e freddezza emotiva qualsiasi situazione di
disagio derivante da errori di altri, figuriamoci da crisi di contesto o di
sistema. Il messaggio che abbiamo sempre
avuto chiaro e inequivocabile è stato quello, paradossale da un punto di vista
logico, che per il bene del paziente va gestito in silenzio anche l’eventuale
errore clinico del collega che è intervenuto prima di te. Molti contenziosi non
si darebbero se questa regola venisse ancora applicata.
Data questa premessa sono per me
incomprensibili risposte come quella data dal cardiologo al
mio paziente sull’urgenza del mio intervento o peggio ancora il comportamento
di un medico di famiglia che da un po’
di tempo, mi dicono, applica sulle proprie impegnative un timbro con la
dizione:” Richiesta effettuata in maniera difforme dalla delibera n.69 ……”.
Seconda riflessione: il medico di medicina generale
rivendica giustamente una posizione di centralità nel panorama dei percorsi
assistenziali e quindi trovo naturale che gli venga affidato il compito di
ripetere richieste ed impegnative per conto dei propri consulenti specialisti.
Ignoro del tutto infatti lo stato di salute e le terapie effettuate da i miei
pazienti in terapia emodialitica dal momento che i nefrologi gestiscono in
proprio ed in maniera esclusiva tali soggetti, ma credo che sarebbe stato
vantaggioso per quei miei due pazienti ultraottuagenari tornare alla mia
osservazione non subito per burocrazia, ma dopo aver fatto l’eco cuore o dopo
aver ricevuto la ricetta di enoxaparina.
Terza riflessione, collegata a quella precedente in merito
alla centralità gestionale del medico generalista : “scrocettamento” di
oncologi, ematologi, radioterapisti, ginecologi . Qui il discorso è più
complesso, articolato e condivido molte
delle osservazioni contenute
nell’articolo seguente del dottor Marco Rondini. Non possiamo infatti pretendere di stare al centro del crocevia
senza assumersi l’onere delle indicazioni, l’impegno di prendersi cura dei
propri pazienti in maniera consapevole ed esaustiva. Se vogliamo essere
considerati i “curanti”, i medici della persona , “ i
padroni del paziente”, non possiamo non trascrivere quello che lo
specialista consiglia: mentre trascriviamo siamo informati ed allo stesso tempo
possiamo concertare con il nostro assistito, ma troviamo delle scorciatoie allo
“scrocettamento” . Molto spesso si tratta di pazienti in condizioni precarie
che vediamo presso il loro domicilio, dove non abbiamo il nostro computer e ve
lo immaginate cosa vuol dire soddisfare
le richieste come nella paziente con carcinoma mammario prima descritta? Perché
tre impegnative di visita oncologica e non un ‘unica richiesta con il numero
delle prestazioni? Quale logica perversa di DRG impone tale scelta? Inoltre
quale è il razionale di dover richiedere la colesterolemia totale due o tre
volte al mese a chi fa chemioterapia?
In conclusione cerchiamo di fare uno sforzo comune
nell’interesse dei pazienti e di tutti
noi : diamo vita, come suggerisce Rondini
ad un organismo di medici che
affronti il problema in maniera costante . Un osservatorio permanente che cerchi di trovare soluzioni di volta in
volta, partendo da presupposti scientifici, deontologici e molto spesso di buon
senso.
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